PIERMARIO MELETTI CAVALLARI

Il Leader Innovatore con la passione della Tradizione

Piermario Meletti Cavallari, fondatore della cantina Grattamacco ed attualmente Presidente del Consorzio Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi.
“Il vino deve essere buono, pulito e giusto. Io nasco come bevitore e non come tecnico; il mio approccio al vino è edonistico”.

Piermario Meletti Cavallari, nato a Ferrara, ha trascorso la prima parte della sua vita tra Bergamo e Milano insegnando formazione manageriale. Condividere la passione per il vino con l’amico Luigi Veronelli, lo ha portato a sognare di diventare un produttore. Dopo Mario Incisa della Rocchetta, fu il secondo a credere nelle potenzialità di Bolgheri, tanto che, nel 1977, acquistò la Tenuta Grattamacco, contribuendo attivamente alla nascita del mito enologico bolgherese. “Fummo i primi in Italia a presentare la domanda della DOC corredata dalla zonazione”, una scelta fondamentale, che farà storia. Nel 2002 cedette l’azienda a Claudio Tipa per dedicarsi ad un nuovo progetto, il rilancio dell’Aleatico nella Tenuta Le Ripalte all’Isola d’Elba.

Nel 2009 è stato nominato presidente del Consorzio Strada del vino e dell’olio Costa degli Etruschi. Nel suo discorso di insediamento ha espresso l’intento di proseguire nel lavoro di valorizzazione e promozione del territorio attraverso le sue produzioni di eccellenza.

Come presidente del Consorzio Strada del vino e dell’olio Costa degli Etruschi come pensa si possa valorizzare ancora di più l’aspetto turistico?

Con il Consorzio Strada del Vino seguiamo da più di venti anni lo sviluppo del turismo nella Costa degli Etruschi: da un turismo prevalentemente stazionario e famigliare, a cui per primi proponemmo le visite e le degustazioni nelle Cantine aperte, siamo passati ad un turismo caratterizzato da una maggiore mobilità, con soggiorni di breve durata, ispirati da notizie tratte dai social. Utilizziamo i social media per dare un’informazione semplice e puntuale ai turisti, senza per questo trascurare di fornire un servizio personale e diretto nei nostri punti di informazione.

Ci può parlare degli scopi del Consorzio?

Il Consorzio si occupa di turismo enogastronomico in un territorio che comprende la provincia di Livorno ed alcuni Comuni collinari pisani limitrofi. Da una parte supportiamo i nostri Soci (Comuni, produttori di vino e specialità alimentari, strutture ricettive, ristoranti, ecc.) con servizi come la segnaletica stradale, corsi di formazione, organizzazione o coordinamento di eventi; dall’altra gestiamo una rete informativa che promuova i nostri soci e le varie esperienze che propongono.

Parlando di territorio, quanto contano i cambiamenti climatici e che influenza hanno avuto e potrebbero avere in futuro?

Per la viticoltura, in special modo, il cambiamento climatico rappresenta una minaccia reale: siccità ed aumento delle temperature costituiscono una grossa difficoltà; potremmo attuare irrigazioni di soccorso, ma la disponibilità di fonti idriche non è sempre esistente. Le vigne si dovranno piantare sempre più in alto, a latitudini maggiori, utilizzando portainnesti e vitigni resistenti, a maturazione tardiva. Alcuni esperti prevedono addirittura la scomparsa della viticoltura costiera entro il 2050.

Quanto lavoro si nasconde dietro un ottimo bicchiere di vino? Cosa lo rende speciale e cosa si prova nel momento in cui lo si degusta dopo tanta fatica?

Io nasco come bevitore e non come tecnico, il mio approccio al vino è edonistico: mi piace la grande variabilità dei profumi e dei sapori, godo il piacere della convivialità, mi piacciono le storie dei vignaioli. Ho avuto la fortuna di conoscere Gino Veronelli, il grande scrittore enoico, e attraverso lui apprendere le fatiche e le gioie di questo mestiere. Ho avuto il privilegio di vivere il risorgimento e l’esplosione del vino italiano di qualità, dopo la brutta avventura del metanolo. La fatica della terra l’ho conosciuta e sono convinto che si rifletta nella fascinazione del vino, che non potrà mai essere un prodotto totalmente industriale.

So che è arrivato in Toscana da Bergamo quando aveva 34 anni; prima si occupava di formazione del personale a Milano. Aveva anche aperto un’osteria a Bergamo Alta. Quanto queste esperienze precedenti l’hanno aiutata quando ha deciso di trasferirsi a Castagneto Carducci?

È vero, la mia formazione scolastica e professionale è stata molto lontana dal mondo dell’agricoltura, ma i primi anni di lavoro diretto nei campi mi hanno fatto acquisire, con l’aiuto prezioso di alcuni vecchi contadini, le conoscenze immutabili dell’arte agraria. Le mie esperienze precedenti mi sono state di grande aiuto per l’organizzazione, il mercato e la comunicazione, elementi oggi indispensabili in qualsiasi attività produttiva.

Su che basi ha scelto dove fondare la sua prima cantina?

Avevo deciso di trasferirmi in Centro Italia, tra Toscana e Marche, ugualmente belle e adatte a progetti viticoli, ma quello che, banalmente, mi ha fatto decidere è stato il ricordo dei tramonti estivi nelle mie prime vacanze al mare, da bambino. Dall’altra parte il sole sorge troppo presto per le mie abitudini. Al di là di questo, trovo che la luce della nostra costa sia un grande dono per noi e per le nostre viti.

Mi sembra di capire che lei non riesca proprio ad andare in pensione, ci vuole raccontare la sua nuova avventura all’Isola d’Elba?

Dopo la mia decisione di lasciare Grattamacco, avevo in mente progetti che esulavano dalla viticoltura e rifiutai la proposta di reimpiantare un vigneto all’Elba. Ma un invito a pranzo alle Ripalte mi fece cambiare idea, dovetti inchinarmi dinanzi alla bellezza e alla potenzialità vitivinicola del posto. Il rilancio dell’Aleatico nella Tenuta Le Ripalte all’Isola d’Elba è diventato il mio nuovo progetto. Avevo già una predilezione per l’Aleatico; infatti ne avevo piantati due filari per una produzione famigliare a Grattamacco. Oltre a questo magnifico vitigno ho potuto, in questi venti anni, sperimentare altri vitigni che mi hanno dato vini di grande soddisfazione. Come recentemente ha detto Carlin Petrini, grande amico e fondatore di Slow Food, “…produrre vino è una forma d’arte, divertitevi, fate vini come piacciono a voi..”; ho faticato tanto ma mi sono anche tanto divertito.

Esiste una deontologia della viticoltura?

Esiste ed è condensata in queste tre parole, citando sempre Carlin Petrini: “Il vino deve essere buono, pulito e giusto”.

Detto tra noi, qual è il suo vino preferito?

L’apprezzamento di un vino è una cosa molto complessa e dipende da troppi fattori, ambientali, psicologici e naturalmente anche oggettivi. Non ho preferenze definite e sono naturalmente curioso verso tutte le soluzioni idroalcoliche naturali. Questo può provocare delusioni, ma anche fantastiche scoperte. Devo però ammettere che sono molto affezionato al Lambrusco di Sorbara in purezza, vino leggero, profumato e leggermente mosso ed è stato anche il primo vino che mi fece assaggiare mio nonno. Il primo vino non si scorda mai!

Piermario, lei è stato anche Fondatore di un’Associazione Automotostoriche, cosa ci può raccontare a riguardo?

L’Associazione Automotostoriche “Garage del Tempo Costa degli Etruschi” è stata costituita il 14 settembre del 2004 ed è un’associazione senza fini di lucro che raggruppa gli appassionati del motorismo storico della Costa degli Etruschi e della Val di Cecina.

Conta oggi alcune centinaia di soci e sostiene e tutela gli interessi generali della motorizzazione storica italiana, valorizzandone l’importanza culturale, storica e sociale.

S.A.

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